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Smart working: verso una nuova idea di pausa pranzo

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Smart working: verso una nuova idea di pausa pranzo

Smart working: una delle parole chiave del 2020 e che è destinata a diventare sempre più centrale nelle forme di lavoro del futuro. Come si inserisce la tradizionale pausa pranzo in questo nuovo modo di lavorare?

Sembra un aspetto trascurabile, ma anche il momento della pausa pranzo richiede spirito di adattamento alle nuove abitudini e tendenze lavorative. E lo smart working è sicuramente una di queste. Tanti sono i dubbi intorno al pranzo aziendale: i buoni pasto vanno concessi in smart working oppure no? Esistono delle soluzioni più flessibili? E se l’azienda volesse offrire il pranzo al ristorante solo alcuni giorni a settimana? Cerchiamo di rispondere a tutti i dubbi in questo articolo.

L’emergenza passa, lo smart working resta

La fine dell’emergenza legata al Covid-19 non sarà la fine dello smart working. Su questo siamo tutti d’accordo.

A confermarlo sono tanti dati, come ad esempio il fatto che il 68% dei direttori del personale intervistati da Aidp afferma di voler continuare ad utilizzare questa nuova forma di lavoro anche dopo la pandemia. É quasi come se l’emergenza sanitaria abbia creato le condizioni forzate per una sorta di sperimentazione di massa di questo nuovo modo di lavorare e la “prova” sia decisamente piaciuta!

Quello che piace dello smart working – che poi in realtà in Italia coincide più con il lavoro da casa che con la vera definizione di lavoro agile – è la flessibilità, il risparmio di tempo e costi di spostamento, il miglioramento del work-life balance e la responsabilizzazione individuale.

Ma si porta dietro anche qualche svantaggio: primo fra tutti la perdita delle relazioni sociali, ma anche la mancanza di separazione tra ambiente domestico e lavorativo e la perdita di alcuni momenti con i colleghi, ad esempio la pausa pranzo. A questo proposito, come sarà la pausa pranzo aziendale in un futuro sempre più caratterizzato dal lavoro da remoto e dal lavoro ibrido?

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Lavoro da remoto: e la pausa pranzo?

É sotto gli occhi di tutti: il mondo del lavoro sta cambiando e richiede sempre più digitalizzazione e innovazione, sotto tutti i punti di vista, compresa la pausa pranzo. 

La ricerca condotta da Praxidia “Flessibilità e smart working: come cambia la nuova pausa pranzo degli italiani?” ha messo in luce alcuni dati interessanti.

Uno di quelli che più fa riflettere è il fatto che il 42% degli intervistati percepisce il momento della pausa pranzo in smart working come meno rilassante rispetto alla pausa in ufficio. Questo è dovuto principalmente all’impossibilità di staccare davvero dal lavoro.

Ma come dovrebbe essere allora la nuova pausa pranzo degli italiani nell’epoca dello smart working e del lavoro ibrido? Facile, digitale, sana e flessibile.

La ricerca di Praxidia infatti conferma quello che già sapevamo: la pausa pranzo del futuro deve essere digitalizzata, dal momento della scelta del ristorante, all’ordine e al pagamento, semplice da scegliere e personalizzata, ovvero garantire flessibilità e rispetto dei diversi regimi dietetici.

Un altro punto importante: l’italianità e la tradizione degli ingredienti che sono imprescindibili per il 55% degli intervistati.

smart working pausa pranzo

Buoni pasto e smart working: sono dovuti oppure no?

La risposta non è semplice. Secondo la normativa in materia di lavoro agile (d.lgs.  81/2017), il lavoratore in smart working ha diritto allo stesso trattamento normativo e retributivo di colui che lavora in azienda. Ma per quanto riguarda il buono pasto le regole sono diverse. La giurisprudenza infatti tende a negare il diritto al buono pasto ma con alcune eccezioni.

La cosa più importante è verificare il contratto firmato: 

  • Se il buono pasto è previsto dal contratto collettivo applicato o dal contratto individuale  si può avere diritto a ricevere il buono pasto anche quando si lavora in smart working. In questo caso infatti ogni modifica contrattuale va concordata tra le parti, anche se esistono alcune limitazioni.
  • Se  invece si tratta di una erogazione autonoma dell’azienda, questa può essere variata con un atto interno e unilaterale. Nella sentenza di Cassazione 16135/2020, ad esempio, è stato precisato che anche nel caso in cui l’attribuzione dei buoni pasto sia una prassi aziendale consolidata da anni, non è legittima l’aspettativa che essa si debba applicare anche in smart working e il datore di lavoro potrà decidere autonomamente di togliere questo diritto.

É evidente dunque che il buono pasto potrebbe non rappresentare la soluzione migliore per affrontare il nuovo modo di lavorare, soprattutto se la presenza in ufficio avviene a giorni alterni.

Tante aziende, infatti, stanno mettendo in atto quello che viene definito lavoro ibrido, ovvero l’alternanza tra smart working e lavoro in ufficio nell’arco della settimana. In questo caso è possibile per l’azienda offrire il pasto ai propri collaboratori ad esempio solo 2 giorni a settimana? É qui che entra in gioco l’innovazione!

La tecnologia anche in pausa pranzo

La tecnologia ci può e ci deve aiutare a vivere al meglio questo nuovo modo di lavorare, anche in pausa pranzo.

In un momento storico in cui la socialità è l’aspetto che più ci manca o ci è mancato, avere l’occasione di condividere il pranzo con i colleghi anche solo alcuni giorni a settimana diventa davvero importante.

Per questo investire in strumenti innovativi per offrire misure di welfare aziendale può aiutare i responsabili HR a migliorare l’Employee Engagement e la motivazione, favorendo i momenti di socialità che tanto mancano in smart working.

Ad esempio, hai mai pensato di offrire nei giorni in cui si lavora dall’ufficio una pausa pranzo di qualità con uno strumento smart che abbandoni i vecchi circuiti dei buoni pasto? La nostra mensa diffusa digitale permette tutto questo e offre anche numerosi vantaggi fiscali alle aziende!

BOFU - WELFARE
Published On: 24 Marzo 2021Categorie: Aziende e Consulenti

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About the Author: Marta Maestri

Marketer e content creator, con una forte passione per tutto quello che è food. Millennial, laureata in Marketing e con esperienza in aziende Food & Beverage sia in Italia che a Londra. Credo in un futuro di sostenibilità e umanizzazione.