La nuova normativa in materia di pausa pranzo aziendale
La nuova normativa in materia di pausa pranzo aziendale
Cosa dice la legge in materia di pausa pranzo aziendale? Ecco cosa prevede la nuova normativa.
La normativa sulla pausa pranzo aziendale è contenuta in un testo di legge che risale addirittura al 2003, a testimonianza di quanto la regolamentazione di questo momento fosse importante per la vita lavorativa di aziende e dipendenti.
Secondo la legge, il datore di lavoro è tenuto a riconoscere la pausa pranzo obbligatoria ai suoi dipendenti in tutti i casi in cui l’orario di lavoro previsto dal contratto del singolo lavoratore superi le 6 ore giornaliere. Dell’obbligatorietà della pausa pranzo e della sua importanza per i dipendenti abbiamo parlato in questo articolo.
Vediamo ora quali aspetti della normativa sulla pausa pranzo è importante mettere in luce per le aziende.
Retribuzione, part-time e buoni pasto
L’azienda, come abbiamo detto, è tenuta a riconoscere la pausa pranzo oltre le 6 ore di lavoro continuative: questo significa che l’interruzione dalle attività lavorative è praticamente obbligatoria per tutti i lavoratori a tempo pieno.
Ma cosa succede invece per i lavoratori part time?
Generalmente ai lavoratori con un orario ridotto rispetto al full time non spetta la pausa pranzo, per il semplice fatto che di solito i contratti a tempo parziale prevedono una durata della giornata lavorativa non superiore alle 6 ore.
Un’altra domanda che sia dipendenti che aziende si pongono spesso riguarda la retribuzione della pausa pranzo: solitamente il tempo che il lavoratore trascorre in pausa pranzo non è retribuito, tuttavia ci sono delle eccezioni che riguardano principalmente i lavoratori addetti alle linee produttive, che hanno un orario di lavoro continuato con una pausa pranzo breve, che solitamente non eccede la mezz’ora.
Impiegati e lavoratori del settore terziario che svolgono mansioni con orari da ufficio, ad esempio dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18, generalmente hanno una pausa pranzo non retribuita, a meno che non sia stabilito diversamente dai CCNL di settore o dal contratto di lavoro del singolo dipendente.
Pausa pranzo aziendale, servizio mensa e buoni pasto
Ma veniamo alla questione più importante che riguarda la normativa sulla pausa pranzo aziendale e il servizio mensa o l’erogazione dei buoni pasto.
La normativa sulla pausa pranzo non si esprime in merito a buoni pasto e servizio mensa, cioè non ne stabilisce l’obbligatorietà. Resta quindi a discrezione dell’azienda la scelta di offrire o meno il pranzo ai propri lavoratori.
La normativa in materia di sicurezza sul lavoro, tuttavia, obbliga le aziende nelle quali più di 30 dipendenti restano in sede durante gli intervalli di lavoro a predisporre uno o più ambienti destinati ad uso di refettorio, muniti di sedie e di tavoli. Tali ambienti devono essere illuminati, aerati e riscaldati nella stagione fredda e devono consentire ai dipendenti di consumare i pasti che hanno portato con sé o acquistato nei pressi dell’azienda.
Voce in capitolo al riguardo hanno però i CCNL: qualora sia previsto dal contratto, il datore di lavoro è tenuto a corrispondere ai lavoratore il buono pasto o il pranzo aziendale in mensa, anche qualora svolgesse le sue mansioni lavorative in smart working.
Ultimamente c’è stata un po’ di confusione al riguardo, dovuta principalmente all’introduzione delle nuove modalità di lavoro agile: in relazione ai lavoratori in smart working, la maggior parte della giurisprudenza concorda nello stabilire che:
- hanno diritto alla pausa pranzo come in azienda
- non hanno diritto ai buoni pasto, anche se precedentemente erogati dall’azienda
Ne abbiamo parlato in dettaglio qui, rivelando quanto il sistema dei buoni pasto risulti sempre più fallace, soprattutto adesso che si è aggiunta una nuova variabile, quella dello smart working, a complicare le cose.
La tua azienda usa ancora i buoni pasto? Passa a PerPranzo e dimentica burocrazia e costi aggiuntivi: scopri qui come funziona il servizio di mensa diffusa digitale, vantaggiosa e flessibile.