Lavoro ibrido: un’opportunità per le HR da non sprecare
Lavoro ibrido: un’opportunità per le HR da non sprecare
Il lavoro ibrido non sarà più un lusso, bensì il nuovo orizzonte per la maggior parte delle aziende. Come affrontarlo? E come riuscire a trasmettere ai dipendenti il valore aggiunto dell’ufficio?
La prospettiva di un rientro generalizzato in ufficio è sempre più realistica ma secondo un’indagine condotta da Gartner, solo l’1% degli HR leader si aspetta che tutti i lavoratori torneranno ad operare in presenza full-time.
L’approccio del cosiddetto lavoro ibrido – ovvero il lavoro flessibile che permette l’alternanza di giorni in ufficio e giorni di lavoro da remoto – sembra essere in assoluto il più scelto dalle aziende di tutto il mondo.
Per evitare di lasciarsi scappare le opportunità connesse a questa nuova modalità di lavoro, le dinamiche e i comportamenti interni alle aziende vanno sviluppati in una direzione nuova. Questo comporta diverse attività da parte dei leader aziendali: dalla necessità di sviluppare nuove competenze adeguate alla trasformazione in atto a quella di introdurre tecnologie in grado di supportare lo smart working. Ma questo non basta.
C’è un punto che la ricerca di Gartner sottolinea in maniera particolare: quando le aziende riapriranno le porte degli uffici sarà cruciale concentrarsi sulla ricostruzione delle relazioni e delle connessioni sociali tra le persone.
Lavoro ibrido: è necessario un re-onboarding
Il lavoro da remoto che accompagna molti di noi ormai da più di un anno ha una grossa pecca: riduce notevolmente le interazioni tra colleghi.
Nella maggior parte dei casi, il compito degli HR manager che si trovano ora a gestire il rientro in ufficio è proprio quello di riconnettere le persone tra loro. Considerando che nell’ultimo anno queste hanno potuto collaborare solo virtualmente, l’aspetto umano del processo non deve essere trascurato.
A tal proposito, si parla di re-onboarding, ovvero la possibilità di mettere insieme una serie di attività per riaffermare il senso di comunità aziendale, come se ciascun membro stesse entrando a far parte di una nuova organizzazione.
Il percorso, un po’ come l’onboarding tradizionale, dovrebbe prevedere quindi delle occasioni di confronto, attività di coaching e di team building, l’utilizzo di strumenti a supporto dei lavoratori e l’incentivo alla creazione di momenti di socialità.
L’obiettivo è quello di eliminare qualsiasi rischio connesso alla mancanza di allineamento tra le persone e al fallimento nel consolidamento delle relazioni, che sappiamo essere la base del successo dell’azienda e del miglioramento del clima aziendale.
Trasmettere il valore aggiunto dell’ufficio
L’emergenza legata alla pandemia ha probabilmente cambiato il modo di intendere l’ufficio. Se prima questo era visto semplicemente come il luogo in cui i lavoratori si recavano per svolgere la propria attività, oggi il tanto odiato ufficio si è caricato di molto più valore.
La pausa caffè, le chiacchiere nei corridoi dopo una riunione o semplicemente la possibilità di chiedere un’informazione faccia a faccia ad un collega hanno un impatto enorme sulla qualità della vita lavorativa. Non è un caso che, secondo uno studio condotto da WeWork, il 90% dei lavoratori ha dichiarato di voler tornare a lavorare in ufficio almeno un giorno a settimana.
Gli spazi fisici dell’ufficio sono gli unici che possono favorire la socialità e l’interazione tra colleghi. E’ compito delle HR, specie in questa fase di lavoro ibrido e di ritorno part-time, riuscire a comunicare a tutti i dipendenti il valore degli spazi condivisi, incentivandoli a tornare a lavorare in presenza anche con l’aiuto di diversi strumenti. Uno di questi potrebbe essere il social eating, come avevamo avuto modo di approfondire in questo articolo.
Il punto di partenza resta sempre lo stesso: ascoltare i propri dipendenti e allenare i manager a sviluppare nuove capacità di gestione delle loro persone e nuove modalità per favorire le relazioni.