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Mensa diffusa: ecco l’evoluzione naturale dei buoni pasto

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Mensa diffusa: ecco l’evoluzione naturale dei buoni pasto

La pausa pranzo è stata una fondamentale conquista per i lavoratori e non va data per scontata.

La ricerca di un equilibrio tra benessere e lavoro è un argomento sempre attuale e, a volte, spinoso per le diverse componenti coinvolte nel mondo produttivo.

Nel corso del XX secolo la pausa pranzo è cambiata e si è evoluta ma non ha mai perso la sua importanza, sia a livello di benessere fisico e mentale sia a livello di socialità e team building. Quale può essere oggi l’evoluzione dei buoni pasto? E come il consumo del cibo nelle fabbriche ha rispecchiato e rispecchia tuttora i mutamenti della nostra società?

Dalle prime mense aziendali ai buoni pasto

Per essere precisi, la prima mensa risale al Medioevo. A quel tempo castelli e monasteri erano luoghi molto frequentati, e qui venivano allestite grandi cucine, spesso circondate da campi e orti, da cui si prendeva il cibo che veniva poi cucinato.

Se però vogliamo avvicinarci ai tempi moderni, dobbiamo spostarci alla prima metà del Novecento, anche se il vero boom delle mense aziendali, in Italia, si vede a partire dagli anni ’70, dopo le grandi conquiste sindacali da parte del mondo del lavoro. Prima di allora ogni realtà aziendale si arrangiava da sé: fino al Secondo Dopoguerra, gli operai, vestiti sempre della propria tuta, mangiavano il cibo portato da casa vicino ai macchinari. Piatti, forchette e tovaglioli venivano portati da casa, anticipando una tendenza in uso ancora oggi: la schiscetta.

La pausa pranzo a spese del datore di lavoro

Con gli anni ‘60 arrivò la svolta: l’ora di pausa pranzo a spese del datore di lavoro. Fu allora che iniziarono a svilupparsi all’interno delle fabbriche le prime mense, ovvero locali funzionali e gradevoli appositamente progettati dalle aziende per il consumo del pranzo.

Da servizio gestito internamente, con il tempo la mensa si trasforma in servizio affidato in outsourcing a imprese specializzate.

Verso una rete diffusa sul territorio

La presenza di un ampio tessuto di piccole e media imprese ha prima stimolato la crescita di mense interaziendali e, successivamente, ha favorito l’evoluzione della mensa, andando a creare una rete di esercizi di ristorazione diffusi sul territorio. È in questo contesto che prende forma il buono pasto, visto come strumento in grado di connettere da un lato la volontà dell’azienda di fornire il pranzo ai propri collaboratori e dall’altro l’effettiva erogazione del pasto.

Inizialmente distribuiti in alternativa alla mensa tradizionale in casi speciali, come il lavoro a turni oppure in trasferta, i buoni pasto hanno conosciuto una rapida evoluzione. Si iniziano a distribuire ai lavoratori gettoni e ticket cartacei che permettono di ottenere il pasto prescelto all’interno della mensa aziendale, per poi arrivare al buono pasto come lo conosciamo oggi.

Nel corso del tempo il buono pasto diventa una vera soluzione di welfare dedicata ai lavoratori e permette di usufruire del servizio di pausa pranzo in modo innovativo.

La rapida espansione del buono pasto è dovuta da un lato, alla comodità per l’azienda di fornire un servizio di mensa senza dover investire nelle strutture e negli spazi per una mensa interna; dall’altro, al fatto che il valore del buono pasto non è assoggettato a contributi previdenziali né a tassazione per il lavoratore dipendente (attualmente fino alla somma di 4 euro per il cartaceo e di 8 euro per l’elettronico).

E adesso? Qual è la naturale evoluzione dei buoni pasto in una società sempre più digitale, smart e attenta al benessere?

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Mensa diffusa: la pausa pranzo del futuro

Il Novecento è stato un periodo vivace per il welfare aziendale nel suo complesso: oltre al costante miglioramento della pausa pranzo aziendale, sono nate le prime iniziative a supporto della famiglia, della maternità e dell’infanzia.

Specialmente negli ultimi decenni è cresciuta l’importanza di garantire il benessere delle proprie persone da parte delle aziende (ne abbiamo parlato QUI!) e il momento del pranzo continua a risultare fondamentale.

Come qualsiasi cosa, anche la pausa pranzo e i tradizionali buoni pasto sono destinati ad un’evoluzione. Oggi, inoltre, non esiste più un solo modello di pausa pranzo, ma le proposte della ristorazione collettiva sono sempre più variegate, passando dalle mense, alle caffetterie, fino ai ristoranti aziendali, al delivery e alla mensa diffusa. Diffusa? Cosa significa mensa diffusa?

Il concetto è lo stesso della mensa aziendale interna, con la differenza che il servizio viene erogato dai ristoranti e da altri esercizi commerciali convenzionati: questo amplia la possibilità di scelta per i dipendenti, che ogni giorno possono scegliere dove pranzare, consumando quindi anche piatti variegati e bilanciati.

Pagamento smart

Il conto lo paga l’azienda. Infatti, al momento del pagamento, il dipendente non ha bisogno di buoni pasto, tessere o contanti. Basta mostrare al ristorante il QR Code che trova all’interno dell’app PerPranzo installata sullo smartphone: in questo modo il ristoratore potrà identificare il lavoratore e recapitare il “conto” direttamente all’azienda, senza costi aggiuntivi.

100% esentasse anche oltre €8

L’aspetto più interessante è che, a differenza dei buoni pasto, il servizio di mensa diffusa non ha nessun limite di esenzione e quindi è al 100% esentasse per l’azienda e per i dipendenti, anche oltre gli 8€. Il costo del pranzo aziendale diventa quindi completamente deducibile per l’azienda come una qualunque altra fattura.

Cashback

Ma c’è di più: se un dipendente spende meno di quanto messo a disposizione dal datore di lavoro oppure non usufruisce del servizio per uno o più giorni, l’importo non speso non viene perso, ma viene restituito all’azienda tramite un innovativo sistema di cashback!

Leggi anche: Welfare Aziendale: qual è il futuro della pausa pranzo?

L’innovazione guida le HR

Si tratta di una formula innovativa, che mira ad andare incontro al mutare delle esigenze della società e dei lavoratori. Pensiamo solo a come l’emergenza legata al Covid-19 ha cambiato le nostre abitudini: sono molti i lavoratori che ora si trovano a lavorare in ufficio solo alcuni giorni alla settimana. Come offrire loro il pranzo al ristorante solo in determinati giorni? Come garantire flessibilità e qualità? Oppure come gestire i pranzi quando si hanno degli ospiti di lavoro o dei partner venuti da lontano? Servono soluzioni innovative, al passo con i tempi e soprattutto flessibili e sostenibili.

BOFU - WELFARE
Published On: 21 Dicembre 2020Categorie: Aziende e Consulenti

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About the Author: Marta Maestri

Marketer e content creator, con una forte passione per tutto quello che è food. Millennial, laureata in Marketing e con esperienza in aziende Food & Beverage sia in Italia che a Londra. Credo in un futuro di sostenibilità e umanizzazione.