Buoni pasto non tassati: limiti e regole da conoscere
Buoni pasto non tassati: limiti e regole da conoscere
I buoni pasto sono tra le soluzioni più utilizzate per la gestione della pausa pranzo. É bene ricordare però che non vengono tassati solo entro determinate soglie.
I buoni pasto infatti rientrano tra le spese deducibili per le aziende. Ma in quali casi? Esistono soluzioni per il pranzo aziendale completamente esentasse? E come è cambiato il pranzo aziendale dopo la pandemia? Vediamolo insieme.
Buoni pasto non tassati: entro quali limiti?
Tutte quelle voci di costo che si possono detrarre dalle tasse, sia per le aziende che per i singoli lavoratori, sono dette spese deducibili.
Rientrano in questa tipologia di costi polizze sanitarie, costi di formazione e aggiornamento, premi di produttività, fondi pensionistici, bonus per asili nido e anche i buoni pasto.
Il vantaggio di utilizzare strumenti di welfare aziendale deducibili esiste sia per le aziende che per i dipendenti:
- i lavoratori possono usufruire di un servizio senza pagarlo e senza che questo vada a costituire reddito imponibile per il fisco
- le aziende risparmiano sul pagamento di tasse e imposte globali e per ciascun lavoratore assunto.
I buoni pasto sono una soluzione deducibile è vero, ma esiste una soglia di deducibilità, sia per le aziende che i dipendenti, oltre la quale l’importo erogato va a costituire reddito da lavoro dipendente, e quindi è tassato.
Come spiegato in maniera più approfondita nel nostro articolo sulla deducibilità dei buoni pasto, e a seguito della nuova Legge di Bilancio 2020, i buoni pasto cartacei non concorrono alla formazione del reddito fino alla soglia di esenzione di 4€, mentre per i buoni pasto elettronici la soglia è di 8€.
Pasto 100% esentasse: la mensa diffusa
Una soluzione 100% deducibile, qualunque sia l’importo, è rappresentata dalla mensa diffusa, ovvero una rete di ristoratori convenzionati che garantiscono il pranzo aziendale ai lavoratori, sostituendosi di fatto ad una mensa interna.
La mensa diffusa è infatti paragonabile alla mensa aziendale interna ,e dal punto di vista fiscale si comporta esattamente nello stesso modo: i costi sono tutti interamente deducibili.
Mensa diffusa: alcune regole
La gestione del servizio di mensa diffusa è semplicissima e avviene via app.
L’azienda decide quanti pasti erogare al giorno e per quale importo in base al numero di dipendenti. I lavoratori scelgono dove pranzare tra i vari ristoranti e locali convenzionati e a fine pasto, usano l’app per pagare, nei limiti dell’importo giornaliero fissato dall’azienda.
Per quanto riguarda i costi, l’azienda paga i pasti tramite una fattura complessiva, mese per mese, che include solo i pasti effettivamente consumati e per l’importo realmente speso. Tutto 100% esentasse, senza alcun limite di spesa pro-capite.
Insomma, la mensa diffusa può davvero essere, soprattutto in questo periodo storico di lavoro ibrido, una valida alternativa più economica e a misura di dipendente, rispetto ai tradizionali buoni pasto.