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La storia dei buoni pasto, tra luci e ombre

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La storia dei buoni pasto, tra luci e ombre

Il buono pasto non ha ormai bisogno di presentazioni, ma forse non tutti sanno come è nato e qual è stata la lunga strada che ha percorso per arrivare fino ai giorni nostri.

Almeno una volta nella vita ognuno di noi ne ha avuto a che fare, ne ha sentito parlare da qualcuno o meglio ancora, ne ha visto utilizzare uno in un ristorante. Sì perché è proprio così che il tutto ebbe inizio. Nel non poi così lontano 1954, un uomo d’affari inglese di nome John R. Hack era seduto con alcuni amici a pranzo in un ristorante del posto quando vide alcuni clienti pagare con dei foglietti di carta. Incuriosito chiese spiegazioni alla cameriera la quale gli rispose che alcune aziende limitrofe, non avendo a disposizione una propria mensa interna, si erano accordate con il proprietario del ristorante per rimborsare i pranzi dei propri dipendenti attraverso l’uso di foglietti di carta che venivano consegnati in cassa per pagare il pranzo. In altre parole questi “foglietti” rappresentavano a tutti gli effetti il giustificativo della convenzione stipulata tra azienda e ristorante e venivano usati per tenere traccia dell’utilizzo del servizio di ristorazione. 

la storia dei buoni pasto

Fu così che Mr. Hack, da buon uomo d’affari, fiutò subito l’occasione e nel 1955 fondò la “Luncheon Vouchers Ltd”. L’azienda stampava dei buoni cartacei e li vendeva alle aziende inglesi, le quali li distribuivano ai propri dipendenti che a loro volta li utilizzavano in tutti i ristoranti convenzionati della nazione. Quest’ultimi, restituendo i buoni cartacei alla Luncheon Vouchers, ottenevano in cambio un rimborso pari alla cifra riportata sul buono. Erano gli anni successivi alle due guerre mondiali e spesso le aziende avevano difficoltà a pagare il personale, ma il fatto di poter usufruire di un sistema di buoni per il pranzo che ben presto il governo inglese defiscalizzò, segnò inevitabilmente il successo dell’iniziativa. 

Considerando quale fosse il costo logistico per le aziende se avessero deciso di gestire autonomamente un sistema come quello dei buoni pasto e dei relativi rimborsi, la Luncheon Vouchers pensò bene di applicare una commissione sul servizio alle aziende che ne usufruivano. Questa iniziativa divenne così popolare in Inghilterra che a partire dagli anni ’60 si diffuse molto velocemente anche in tutti gli altri stati d’Europa. Nel 1976 i buoni pasto sbarcarono addirittura nel nuovo continente ed iniziò anche la loro diversificazione a seconda del paese in cui venivano utilizzati, nacquero i buoni per la cultura, per il trasporto, per lo sport etc. 

Inizialmente le commissioni che le aziende emettitrici di buoni pasto applicavano alle aziende erano molto basse e addirittura ai pubblici esercizi veniva riconosciuta una percentuale sull’incasso, con il tempo però questo trend si invertì a tal punto che gli ultimi dati del 2019 della FIPE, mostrano come le commissioni tra costi fissi, costi variabili, noleggio di POS e fatturazione arrivarono in molti casi a superare quota 25% lasciando sempre meno margine ai ristoratori. Venendo sempre meno accettato nel mondo della ristorazione e con la possibilità di utilizzarlo all’interno della GDO, il buono pasto sta ormai diventando più un “buono spesa” che le famiglie utilizzano per la spesa al supermercato, allontanandosi sempre di più dal suo concetto iniziale. 

Proprio per tutti questi motivi sempre più ristoranti stanno via via smettendo di accettare i buoni pasto rivolgendosi ad altre soluzioni. Una tra tutte la mensa diffusa, ovvero quel meccanismo che permette di instaurare, attraverso un partner di intermediazione, un accordo per il pranzo con le aziende del territorio, esattamente come accadde in quel lontano 1954 nel ristorante dove Mr. Hack stava pranzando con i suoi amici e dove il tutto ebbe inizio.

BOFU - WELFARE
Published On: 16 Dicembre 2021Categorie: Comunicati Stampa

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