I buoni pasto non sono più quelli di una volta: cosa è cambiato dal 2020
I buoni pasto non sono più quelli di una volta: cosa è cambiato dal 2020
La manovra finanziaria 2020 ha modificato le soglie di deducibilità dei buoni pasto, penalizzando quelli cartacei: ecco cosa cambia per i lavoratori
Pur non essendo il miglior sistema disponibile, i buoni pasto sono ancora uno strumento largamente utilizzato dalle aziende per garantire il pranzo aziendale ai propri dipendenti. Ma con il 2020 qualcosa è cambiato, soprattutto per quanto riguarda i buoni pasto cartacei, il cui valore giornaliero ha subito, in seguito all’ultima finanziaria, una grande perdita.
Vediamo insieme cosa è cambiato, quali saranno le ripercussioni per i lavoratori e quali sono gli scenari futuri che riguarderanno il benefit del pranzo aziendale.
Buoni pasto 2021: ecco cosa cambia per i lavoratori
L’ultima legge finanziaria ha lavorato soprattutto nella direzione di una sempre maggiore digitalizzazione dei pagamenti con il fine ultimo della tracciabilità degli stessi: in quest’ottica, anche i buoni pasto sono stati investiti da alcuni cambiamenti che hanno di fatto penalizzato le aziende e i dipendenti che ancora usufruiscono dei buoni pasto in formato cartaceo.
La Legge di Bilancio 2020 infatti, nel tentativo di scoraggiarne l’utilizzo in favore dei buoni in formato elettronico, ha abbassato la soglia di deducibilità dei buoni pasto cartacei a 4 euro: cosa significa?
Che per ogni buono pasto che eccede questo valore, cioè supera la soglia di 4 euro, sia il lavoratore sia l’azienda sono costretti al pagamento di tasse aggiuntive: oltre il limite dei 4 euro al giorno infatti, l’importo del buono pasto cartaceo va a costituire reddito da lavoro dipendente e quindi rappresenta un introito su cui si applicano le normali tassazioni sul reddito, senza possibilità di agevolazioni o sgravi fiscali.
Le aziende vedono così lievitare i costi di un servizio di welfare aziendale di base, considerato essenziale anche dai dipendenti, mentre questi ultimi vedono di fatto diminuire il loro incasso netto in busta paga a causa dell’aumento delle tasse.
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Buoni pasto: un sistema non più sostenibile
Se a questa situazione aggiungiamo quella legata alla sempre maggiore reticenza da parte di ristoratori ed esercenti ad accettare i buoni pasto a causa di pagamenti in ritardo e commissioni troppo elevate, appare ormai chiaro che il sistema non è più sostenibile, né per le aziende né per i dipendenti.
A poco serve l’aumento della soglia di deducibilità per i buoni in formato elettronico, stabilito sempre dalla Legge di Bilancio 2020, che passa da 7 a 8 euro: se da un lato questa manovra servirà sicuramente a promuovere l’uso dei buoni elettronici, ora più convenienti, d’altra parte il provvedimento lascia penalizzati aziende e dipendenti che offrono/ricevono un importo giornaliero per il pranzo superiore a questa cifra, che saranno comunque tenuti al pagamento delle imposte sull’eccedenza.
Esiste un’alternativa al sistema dei buoni pasto?
Altre soluzioni ci sono, ma non tutte sono convenienti: scartata l’indennità in busta paga, il cui importo è interamente soggetto a tassazione sia per le aziende sia per i dipendenti, a conti fatti la soluzione più conveniente per tutti è la mensa aziendale, anche “esterna”.
Molte aziende infatti non potrebbero permettersi di sostenere i costi di una mensa interna: per tutte queste aziende e per i loro dipendenti nasce PerPranzo, il sistema di mensa aziendale diffusa che si avvale di una rete di ristoranti ed esercizi commerciali convenzionati per garantire ogni giorno a impiegati e lavoratori un pasto aziendale sano e di qualità, senza nessun costo aggiuntivo per i dipendenti e per le aziende (a prescindere dall’importo del pranzo).